la Trento che vorrei: il giro largo

Maurizio Napolitano
8 min readAug 3, 2020

Tempo fa l’amico Federico Zappini ha invitato me ed altri amici a scrivere un racconto per il libro “La Trento che vorrei”.
Con il suo permesso ho deciso di pubblicare qui quanto si trova in quel libro: si tratta di un racconto di una mia passeggiata settimanale (o quasi) dove racconto come — nella mia fantasia — la città è cambiata.
Alcuni dettagli che descrivono sono vero-simili, alcuni mutuate da progetti di cui si parla da tempo a Trento, parecchi sono impossibili ed altri ancora sono andate in maniera diversa da come immaginavo (vedi la via da dove inizia il percorso).
Una passeggiata che immagina “la Trento che vorrei”.
Nel libro ci sono tanti altri racconti di molte altre meravigliose persone che popolano la città dove vivo e mi piacerebbe conoscerne tanti altri proprio come segnale del capitale sociale che ogni città custodisce.

Foto Francesca Fattinger

Il giro largo

MAURIZIO NAPOLITANO

Ogni sabato mattina, con mia moglie Lihua ed il nostro cagnolino Alby, ci concediamo una passeggiata andata e ritorno da casa fino al Mercato Tripoli di Piazza Alessandro Vittoria, nel cuore di Trento, giusto per prendere il necessario per il pranzo.

Viviamo nel Quartiere di San Martino. Si tratta di uno dei quartieri più resilienti della città: nato a ridosso delle mura medievali, ed inizialmente usato come cava per costruire la città, ha in diverse occasioni saputo ripensarsi. Ogni trasformazione ne ha cambiato la vocazione, grazie anche, o forse soprattutto, alla tenacia dei suoi abitanti. Il Circolo ‛ Redicoi Reversi Policarpi’ è uno dei simboli di questo luogo e dello stile delle persone che lo vivono. Allegre e bizzarre, sempre pronte a reinventarsi. Il nome del circolo è un tributo a San Policarpo, martire che, deceduto a 87 anni, venne condannato al rogo per non aver assecondato il potere. Le fiamme del rogo, che dovevano ucciderlo, non ebbero nessun effetto sul suo corpo.

Noi stiamo vivendo questa nuova rinascita, e il giro che ci concediamo da casa nostra fino al centro storico è una sorta i ricarica energetica settimanale. Partiamo dalla zona più a nord del quartiere, quella di Pietrastretta, strada in salita verso la collina di Trento. Non molto tempo fa non ci era concesso di camminare tranquillamente in questo tratto, a causa della grande quantità di auto che, da qui, cercavano una scorciatoia per arrivare in centro nelle ore di punta. Eravamo obbligati a percorrere una scalinata in pietra che, per quanto affascinante, non è sicura per chi ha problemi di deambulazione o spinge un passeggino con dei bimbi.

Per venire incontro a questo problema è stata creata una passerella dedicata. E non solo, vietando la circolazione in una direzione, nelle fasce orarie di maggior traffico, il passaggio di auto si è drasticamente ridotto. A questo si è aggiunta poi la necessità di installare degli ascensori, per le persone che vivono nella parte più alta, fino alla zona della Cervara e dei Cappuccini. Ascensori nati, prima di tutto, per le molte persone anziane che faticano a raggiungere i servizi di prima necessità, ma che in poco tempo hanno avuto un grandissimo successo anche fra tutti i pendolari (in particolare studenti e genitori) che hanno la necessità di raggiungere il centro storico velocemente e senza dipendere dall’automobile.

Raggiungiamo in brevissimo tempo Piazza Nazario Sauro. Un tempo era uno slargo attraversato da una strada a doppia corsia. Successivamente i residenti di San Martino hanno richiesto la pedonalizzazione dell’intera zona. È sorto quindi il problema di dove parcheggiare le auto rimaste e, così, si è dato vita ad un parcheggio interrato su più piani, lasciando la superficie disponibile, riportandola a piazza.

Il parcheggio funge anche da passaggio di smistamento delle auto verso la nuova stazione dei treni, nata dopo la creazione del Nordus e del Ring (le due metropolitane di superficie che incrociano la città rispettivamente su una direttrice nord-sud e con un anello). L’intero spazio è stato ricavato sfruttando l’antico letto del fiume, spostato più di un secolo prima.

Fa sempre uno strano effetto vedere le auto arrivare ed essere poi “inghiottite” da un buco nel terreno, che ha ampliato l’area disponibile di fronte al polo sociale costruito in Via Manzoni e alle varie attività commerciali della zona.

Dalla piazza ci spostiamo in Via San Martino, il cuore del quartiere.

Qui, prima del profondo cambiamento in atto, per seicento metri era un susseguirsi di serrande chiuse con le scritte “ vendesi” o “ affittasi”. Ora quei cartelli sono scomparsi e la strada è diventata la via dello street food cittadino. Questo grazie ad una semplice intuizione. Proporre agevolazioni a chi intenda aprire attività gastronomiche, con il solo vincolo di non avere chioschi con gli stessi prodotti troppo vicini tra loro. Ogni volta che imbocchiamo l’ingresso di questa via arrivano ai nostri nasi i profumi dei cibi di ogni parte del mondo.

Lihua si vuole sempre fermare da Liu Chen, un ragazzo cinese che ha aperto un chioschetto di ravioli baozi fatti al momento e che a lei ricordano la sua città di origine. Allo stesso tempo però è anche affascinata dal tortel di patate di Mirella, poco più giù. Io invece adoro lo gnocco fritto di Enrico, e le specialità siciliane di Calogero. C’è l’imbarazzo della scelta.

Questo nuovo scenario ha favorito il ringiovanito del quartiere (molti sono gli studenti che ora vivono qui) al punto di diventare meta obbligata anche per i turisti. Complice è anche la Fondazione ‛ Rinascimenti Digitali ‘ che ha acquistato e ristrutturato il vecchio ostello che da anni versava in stato di abbandono e apparentemente irrecuperabile.

La fondazione si occupa di innovazione sociale ed offre, a chiunque ne sia interessato, la possibilità di sviluppare progetti imprenditoriale in tale settore. I finanziatori sono le più grandi aziende mondiali dell’ICT: Apple, Microsoft, Google, Facebook ed Amazon.

Tutto è nato in omaggio al capitale sociale che la città ha dimostrato di generare: da oltre dieci anni sono sempre più numerose le persone formate a Trento che lavorano presso questi colossi, ed è diventata ormai abitudine stringere accordi con università e centri di ricerca, al fine di proseguire in questa direzione. I primi studenti laureati sono cresciuti, coltivando l’idea della creazione di una fondazione al fine di rendere questo processo più agevole ed efficace. Inutile nascondere che, anche questa operazione — nata da investimenti privati — ha contribuito alla rinascita (non solo) mediatica del quartiere.

Tant’è che, arrivati in fondo alla via, all’incrocio con Piazza Raffaello Sanzio, l’Ufficio di Promozione Turistica ha voluto stendere a terra un mosaico che compone con la scritta “ Benvenuti nel Quartiere di San Martino “. Noi arriviamo dalla direzione opposta e quindi, da lì, è il momento del saluto al quartiere per proseguire su Via Suffragio, la strada in naturale continuità con San Martino.

Attraversiamo un pezzettino di Piazza Sanzio, con molta tranquillità visto che, finalmente, il passaggio delle auto si è ridotto, e da quell’orribile incrocio a quattro corsie ora si può godere di una piazza che i trentini avevano completamente dimenticato.

Il merito va tutto alla creazione del parcheggio di Scalo Predara, scavato sotto la zona della Cervara — nella roccia — alle spalle del Quartiere di San Martino. Ormai tutti i residenti e coloro che devono raggiungere il centro storico lasciano l’auto lì e si spostano con uno degli ascensori. Al posto delle lunghe code di auto di un tempo, di chi portava i figli alla Scuola ‛Sanzio’, ora si vedono solo genitori e bimbi contenti.

La stessa Via Suffragio, grazie al rivivere del Quartiere di San Martino ha avuto il suo pezzo di rinascita. Quel palazzone verde vicino alla Chiesa del Suffragio è stato acquistato da Zara. All’inizio alcuni negozianti erano titubanti, ma poi, una volta iniziata l’attività, le persone che si muovevano in massa verso San Martino e si fermavano davanti alla vetrina luminose di Zara hanno cominciato a fermarsi e ad apprezzare tutto quello che stava loro intorno. Un tempo Lihua ed io sentivamo solo il rumore di nostri passi risalendo i portici. Ora invece si ha la stessa sensazione di ciò che accade un centinaio di metri oltre, quando si entra nel cuore storico della città.

La nostra meta è, come sempre, il Mercato Tripoli di Piazza Vittoria. Ci arriviamo proseguendo sempre dritti: Via San Pietro, Via Mantova, Piazza delle Erbe ed eccoci a Piazza Alessandro Vittoria, a cospetto del vecchio Palazzo delle Poste.

Il nome ufficiale del mercato sarebbe “Mercato Contadino Trentino”, ma ormai tutti lo chiamano Mercato Tripoli. Chi lo ha ristrutturato ha voluto alimentare la leggenda popolare che racconta che quel palazzo, costruito in epoca fascista e con ingressi talmente alti che potevano passare i cammelli, fosse stato progettato per Tripoli e non a Trento, atterrando in città per l’errore di posizionamento in uno schedario.

Quello spazio ora ospita un mercato permanente che attrae molti visitatori di Trento che lo ignoravano, perché trainati — per come sono disegnate le strade — dietro al Duomo dirigendosi in Piazza Fiera.

Le nostre mete sono sempre le stesse. La macelleria di Giancarlo, il pastificio di Michele e Rosa e la pasticceria francese di Sara. Oggi ci fermiamo però solo da Sara: siamo invitati a pranzo da amici a Povo, ed abbiamo ordinato una torta speciale. Il nostro giro del sabato, quindi, oggi cambia direzione. Non torniamo indietro, ma procediamo verso Piazza Venezia per raggiungere il più vicino nodo di collegamento del Ring, da dove saliremo in collina.

Siamo alla fermata e ci sono tantissime persone. La maggior parte di queste sono turisti che vogliono raggiungere Ponte Alto, visitare l’Orrido e — più in particolare — vedere il “salto di Ponte Alto”. Il “salto” è un pezzo del Ring che unisce la collina di Povo con quella di Cognola passando sopra il canyon scavato dal Fersina. Viene chiamato il “salto” in quanto il vagone viene agganciato dall’alto e trasportato lungo una rotaia sul lato opposto. Il tutto è nato per offrire una soluzione a basso impatto ambientale ma, allo stesso tempo, è diventata un’attrazione turistica per chi poi vuole visitare la sottostante cascata dell’Orrido.

Uno dei turisti mi chiede che differenza ci sia nel prendere il Ring sul binario uno o binario due. La mia risposta è semplice: “ In entrambi i casi arriverà a destinazione. Il binario uno è quello che fa il tratto più corto. Il binario 2, invece, impiegherà più tempo, per il solo motivo che farà il giro ad anello ma in direzione opposta “. Mentre parliamo la metro sul binario uno è in arrivo, e il nostro turista ringrazia e corre in quella direzione.

Lihua ed io invece ci guardiamo e, senza dirci nulla, decidiamo di non salire. Questo perché siamo in anticipo per arrivare alla festa di compleanno, e prendere il treno in direzione opposta ci darà la possibilità di goderci ancora gli scorci sulla nostra città e… di fare il “salto di Ponte Alto”.

Originally published at https://de.straba.us on August 3, 2020.

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