Cosa non mi torna dell’ingorgo su Google Maps dell'artista Simon Weckert
Simon Wecker è un fottutissimo genio, la sua la performance artistica è incredibile e aiuta a riflettere sul tema.
Ho solo qualche dubbio sulla reale implementazione
Appena ho letto la notizia della performance artistica di Simon Weckert in merito a come è riuscito a farsi gioco dell’ algoritmo di Google Maps per mostrare il traffico su una strada ho subito commentato "Questo ragazzo è un fottutissimo genio" ed ho apprezzato tantissimo le sue considerazioni sulla Google Geo Domination.
Quando ho visto poi le foto sono rimasto scettico sul fatto che l'esperimento fosse vero.
L'immagine del carrellino con dentro i vari smartphone fa sorridere, ma lascia anche tanti dubbi.
I dubbi sono quelli che il sempre attento Paolo Attivissimo evidenzia nel suo articolo "Artista crea “ingorgo virtuale” su Google Maps con un carrellino pieno di smartphone. Qualche dubbio" su cui c'è poco d'aggiungere.
Vista la foto il mio primo pensiero è stato "Per riuscirci vuol dire che ciascuno di quelli smartphone ha una sim funzionante, l'antenna GPS accesa, ha accesso ad internet e su ciascuno c'è un account google".
Come molti sanno Google permette la funzione di registrare e condividere i propri spostamenti.
Spostamenti che possono essere visualizzati in Google Maps attraverso la voce "Spostamenti" che si può raggiungere dal menu a sinistra dell'area di ricerca.

Da lì si può già farsi una idea di come Google cerchi di capire come ci si è mossi e con quali mezzi (guardando la velocità fra un punto e l'altro)
(nota: ciascuno di noi può estrarsi i propri dati con il servizio Google Takeout)

Guardando come Google si analizza i dati che condividiamo mi sembra molto difficile pensare che, portando a spasso tutti quelli smartphone nel carrello, l'algoritmo vada subito a categorizzare quei valori come 100 persone che stanno viaggiando in auto visto che la velocità sicuramente non è costante.
Eventualmente può essere interpretato come un centinaio di persone che stanno camminando sul marciapiede (con un intorno di una decina di metri visto comunque l'errore che ogni gps potrebbe avere).
I dati del traffico vengono da varie sorgenti, alcune pubbliche (es. i punti TMC-RDS del CCISS), da sorgenti di privati (es. OCTO Telematics) ed anche dagli stessi navigatori sia quelli per smartphone (come GMaps) che quelli installati di serie dalle case automobilistiche (dove i player diventano HERE e TomTom) che raccolgono i dati e vanno a condividerli attraverso SIM installate.
Aziende come l'italiana QMAP o la sempre più innovativa Mapbox poi recuperano questi dati e vanno ad elaborarli per uniformarli e fornire lo strato informativo sul traffico stradale.
Dobbiamo forse credere che Google sia una azienda così poco attenta che non va ad integrare i dati che riceve con quelli di terze parti?

In conclusione quella di Simon Weckert è una performace artistica dove, se davvero quel carrello contiene smartphone accessi e perfettamente funzionanti e configurati, il contributo a "far impazzire" l'algoritmo di Google è praticamente impercettibile.
Quanto performance artistica comunque ci aiuta comunque a riflette, a mettere in discussione servizi che riteniamo utili ma che non sono oracoli (ho sempre il timore del "IPSE DIXIT" dove "ipse" non è Aristotele ma Google) e di cui non dobbiamo fidarci (già 10 anni fa una donna denunciava Google perché il navigatore sullo smartphone le aveva suggerito di attraversare l'autostrada a piedi!!!).
PS:
guardando la mia timeline registrata in Google Maps scopro che il 10 aprile del 2016 ho “gabbato” l’algoritmo di Google. Quel giorno ero a Montichiari per la finale di Champions League di pallavolo femminile dove giocavano ben due squadre turche.
La presenza degli hotspot wifi dello staff delle squadre turche ha fatto credere a Google che fossi andato ad Ankara …
(… solitamente quelli stanno in quel palazzetto dello sport, e Google ne conosce le coordinate e le impronte che lasciano …)
